Assoluto

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Questo termine è stato usato per la prima volta da Nicola Cusano e, in senso metafisico, sta ad indicare ciò che esiste incondizionatamente, quale “suprema ratio essendi” della realtà tutta, come incondizionato fondamento del divenire cosmico, naturale e storico. In senso puramente gnoseologico, si usa questo termine per i valori conoscitivi, pratici ed estetici, in quanto non mutevoli e contingenti, sottratti al relativismo soggettivistico delle impressioni, dei sentimenti, delle passioni, delle opinioni. Esotericamente, Assoluto è il creatore dell'Universo attraverso i suoi tre simboli: Spazio astratto, Movimento, Durata.

Sotto altro aspetto è ritenuto duale: Ideazione Cosmica e Sostanza Cosmica. Esiste un solo Upādhi Assoluto dal quale, sul quale, nel quale sono edificati, per scopi manvantarici, gli innumerevoli centri base sui quali procedono le evoluzioni. La Divinità Assoluta, in quanto incondizionata e senza relazioni, non può essere un Dio attivo, creante e vivente. Assoluto è l'Uno Inconoscibile, la Divinità senza nome, l' Ain Soph dello Zohar. Esso è astrazione infinita ed universale, interamente a sè, indipendentemente da ogni altro Potere, noumenico o fenomenico.[1]

Secondo H.P.B. è “Quello” che “esiste indipendentemente da ogni altra causa”. Corrisponde al Parabrahman, il termine con il quale i vedantini indicano l’unica realtà ed equivale altresì al Sat del brahmanesimo: QUELLO che “è”. E’ essere assoluto ed assoluto non-essere.[2]

Si ricorda che il Glossario completo de La Dottrina Segreta è consultabile al sito della Società Teosofica Italiana.

Note

  1. Da Assoluto nel Glossario a cura di Michele Zappalà
  2. Pier Giorgio Parola, Glossario Teosofico. Raccolta di termini usati nella letteratura teosofica, Edizioni Teosofiche Italiane, Vicenza, 2013, p. 15