Lettera dei Mahatma n° 69

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A proposito di questa lettera, Joy Mills ha commentato in questo modo:

Alla conclusione della lettera 68[1] poco prima del prolisso post scriptum, K.H. chiede a Sinnett: "Ed ora, per quanto tempo vi proponete di astenervi dalle domande?"[2] Risulta evidente, dalla lettera n° 69[3] che il gentiluomo inglese non si "astenne" per molto tempo dal porre almeno altre due delle domande dalle quali Sinnett deve aver promesso di "astenersi". Qui K.H. scrive "dovresti scrivermi come d'accordo". K.H. dà solo brevi risposte. Il paragrafo iniziale lascia intendere che il modo di vivere di Sinnett è ciò che gli impedisce di ricordare fisicamente qualsiasi esperienza spirituale, e che lo sviluppo psichico ha poco a che fare con il progresso spirituale. Le parole del Mahatma: "la sensazione del ristoro magnetico non è la vera misura di un miglioramento spirituale, e potete ottenere anche un maggiore progresso spirituale pur se vi sembra stazionario il vostro sviluppo psichico"[4] ci dà molto su cui riflettere profondamente.

La risposta alla prima domanda di Sinnett sembra ampiamente chiara, tale da non presentare necessità di commenti. Mentre il termine sanscrito loka significa in effetti "luogo" o "località", o addirittura "mondo" o "piano", i Mahatma sottolineano ancora una volta che negli insegnamenti esoterici, con questo termine ci si riferisce agli stati di coscienza. K.H. commenta che tali stati di coscienza appartengono alle varie gerarchie o classi eteree di Dhyani e Pitri. . . alcune tra le classi dei Deva. "Ogni stato di coscienza, o loka, può essere incarnato in o da una particolare classe di dhyani o deva, ossia, proprio come noi nello stato umano “creiamo" il nostro mondo, allo stesso modo, a livelli più sottili, i dhyani o i deva "creano" il loro mondo o loka in accordo con il loro stato di coscienza.

La risposta a qualunque fosse la seconda domanda di Sinnett richiama alla mente quanto il Mahatma M. disse riguardo alla "Vera Conoscenza" nel primo set di note cosmologiche. Anche se il "versetto citato", a cui K.H. fa riferimento, rimane non identificato, potrebbe essere stato qualcosa che Sinnett stava pensando di usare in una delle serie chiamate "Frammenti di Verità Occulta". La definizione di K.H. della frase "Vera Conoscenza" è molto utile e si accorda perfettamente con l'affermazione di M. secondo cui essa "concerne le verità eterne e le cause primordiali" ed è una condizione in cui la mente dell'Adepto è "in rapporto con la Mente Universale". Come realizzare questo "stato spirituale" è uno dei compiti che si devono affrontare noi sul sentiero spirituale.[5]

Note

  1. Lettera n° 16 nella numerazione di A.T. Barker
  2. Lettere dei Mahatma a A.P. Sinnett, 2 voll., Edizioni Teosofiche Italiane, Vicenza, 2010, I, Lettera n° 16, p. 181
  3. Lettera n° 69 anche nella numerazione di A.T. Barker
  4. Lettere dei Mahatma a A.P. Sinnett, 2 voll., Edizioni Teosofiche Italiane, Vicenza, 2010, II, Lettera n° 69, p. 154
  5. Joy Mills, ‘’Reflections on an Ageless Wisdom’’, Theosophical Publishing House, Wheaton (IL), 2010, p. 277-278