Parabrahman: differenze tra le versioni

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(Sanscrito परब्रह्मन्) - Per il [[Vedanta]] è l’infinito principio immutabile, è il [[Tat]]dei [[Veda]], con [[Mūlaprakriti|mūlaprakriti]] è la “Radice senza Radice di Tutto” delle [[Le Stanze di Dzyan|Stanze di Dzyan]]: è l’“[[Assoluto]]”.<ref>Pier Giorgio Parola, ''Glossario Teosofico. Raccolta di termini usati nella letteratura teosofica'', Edizioni Teosofiche Italiane, Vicenza, 2013, p. 55</ref>
(Sanscrito परब्रह्मन्) - Per il [[Vedanta]] è l’infinito principio immutabile, è il ''[[Tat]]'' dei ''[[Veda]]'', con ''[[Mūlaprakriti|mūlaprakriti]]'' è la “Radice senza Radice di Tutto” delle ''[[Le Stanze di Dzyan|Stanze di Dzyan]]'': è l’“[[Assoluto]]”.<ref>Pier Giorgio Parola, ''Glossario Teosofico. Raccolta di termini usati nella letteratura teosofica'', Edizioni Teosofiche Italiane, Vicenza, 2013, p. 55</ref>


Letteralmente, "Al di là di [[Brahma]]", il Brahma Supremo, Infinito, "[[Assoluto]]" - il senza attributi, la realtà unica. Il [[Principi|Principio]] impersonale, universale, senza nome, immutabile, eterno, onnipresente, illimitato. Non si tratta di una divinità, ma del Supremo come causa e non come effetto. Come Realtà senza Secondo, è il Cosmo che tutto abbraccia, lo Spazio cosmico infinito, nel significato spirituale più elevato. Esso è l'aggregato collettivo del Cosmo nella sua infinità ed eternità, il "Quello" ed il "Questo" cui non si possono distribuire gli aggregati distributivi.  
Letteralmente, "Al di là di [[Brahma]]", il Brahma Supremo, Infinito, "[[Assoluto]]" - il senza attributi, la realtà unica. Il [[Principi|Principio]] impersonale, universale, senza nome, immutabile, eterno, onnipresente, illimitato. Non si tratta di una divinità, ma del Supremo come causa e non come effetto. Come Realtà senza Secondo, è il Cosmo che tutto abbraccia, lo Spazio cosmico infinito, nel significato spirituale più elevato. Esso è l'aggregato collettivo del Cosmo nella sua infinità ed eternità, il "Quello" ed il "Questo" cui non si possono distribuire gli aggregati distributivi.  

Versione delle 10:22, 3 gen 2019

(Sanscrito परब्रह्मन्) - Per il Vedanta è l’infinito principio immutabile, è il Tat dei Veda, con mūlaprakriti è la “Radice senza Radice di Tutto” delle Stanze di Dzyan: è l’“Assoluto”.[1]

Letteralmente, "Al di là di Brahma", il Brahma Supremo, Infinito, "Assoluto" - il senza attributi, la realtà unica. Il Principio impersonale, universale, senza nome, immutabile, eterno, onnipresente, illimitato. Non si tratta di una divinità, ma del Supremo come causa e non come effetto. Come Realtà senza Secondo, è il Cosmo che tutto abbraccia, lo Spazio cosmico infinito, nel significato spirituale più elevato. Esso è l'aggregato collettivo del Cosmo nella sua infinità ed eternità, il "Quello" ed il "Questo" cui non si possono distribuire gli aggregati distributivi.

Parabrahman è materiale: una realtà incondizionata ed assoluta, la cui controparte è Mulaprakriti, un velo gettato su di esso, la materia primordiale non manifesta. Spirito (o Coscienza) e Materia sono i due simboli, od aspetti, dell'Assoluto (Parabrahman), che costituiscono le basi dell'Essere condizionato, soggettivo ed oggettivo. È il duplice aspetto dell'Universo condizionato. È Sat, la Realtà Unica, l'Essere Assoluto, il Non-Essere. Parabrahman e Mulaprakriti sono i due aspetti del Principio Unico, asessuato, incondizionato, eterno.

Per i Vedantini, Parabrahman è Tre (Parabrahman, Chit e Achit) e, benché sia la sola Realtà, indipendente, è inseparabile dalla sua Trinità. Parabrahman è la Sostanza immutabile, eterna ed inconoscibile, Chit (Atma) e Achit (Anatma) sono le sue qualità. Esso è la sorgente unica di ogni manifestazione e modo di esistenza, ma non può avere alcun rapporto con la materia o con qualsiasi cosa condizionata. È l'UNO sempre immutabile, lo Spirito la cui essenza è eterna, una ed esistente in sé, che emana una pura luce eterea (che è doppia ed è impercettibile ai sensi elementari).

Sat, l'Anima Universale, è il suo primo aspetto cosmico. Parabrahman è il prototipo da cui sono derivate tutte le divinità, è causa passiva perchè assoluta, è Mukta incondizionato; è la Vita Una, il Grande Soffio, il Turbine. Secondo una leggenda indù, questa divinità primigenia si sarebbe rivelata, un giorno, sotto la forma di un uomo dalla cui bocca sarebbe scaturito Maiso, dal petto Vishnu, dal ventre Brahma. Prima di rendersi nuovamente invisibile, avrebbe assegnato a Maiso il primo cielo, con l'impero assoluto sugli elementi; a Vishnu il compito della giustizia sugli uomini, l'assistenza ai poveri ed ai diseredati dalla sorte, che si trovano nel secondo cielo; a Brahma assegnò il terzo cielo, dove è l'esercizio del culto, con il compito di sovrintendere alle cerimonie religiose.[2]


Si ricorda che il Glossario completo de La Dottrina Segreta è consultabile al sito della Società Teosofica Italiana.

Note

  1. Pier Giorgio Parola, Glossario Teosofico. Raccolta di termini usati nella letteratura teosofica, Edizioni Teosofiche Italiane, Vicenza, 2013, p. 55
  2. Da Parabrahman nel Glossario a cura di Michele Zappalà