Yoga
(Sanscrito योग) - Termine che deriva dalla radice sanscrita "yuj" che alcuni traducono con "giogo", alludendo al soggiogamento di tutte le forze individuali, sia fisiche che psichiche, altri con "unione", alludendo al ricongiungimento dello spirito individuale (jivatman) con lo spirito universale (brahman). Lo Yoga, il cui sfondo dottrinale è comune al Sankhya, è un sistema filosofico (una delle sei Darshana) e pratico indù che si propone di conseguire la liberazione (mukti, moksha) mediante la pratica di un insieme di discipline psico-fisiche. Esso assume come presupposto la fisica della scuola Sankhya, da cui si differenzia in quanto unifica la parte psichica dell'individuo (buddhi, o la psiche, ahankara, l'egoità, manas, la mente) in un unico organo, la coscienza-intelletto (citta), la cui attività (vritti) è la causa della permanenza dell'uomo nell'esistenza condizionata (samsara), o ciclo delle rinascite. La riduzione e l'eliminazione delle vritti si ottiene mediante la pratica di discipline morali (yama e nyama), fisiche (asana e pranayama) e psichiche (pratyahara, dharana, dhyana, samadhi). Le pratiche dello Yoga nascono da esercizi di ristrette confraternite che, portando a capacità non comuni, vengono ritenute segno di sovrumana perfezione. Essi si basano sul controllo del vitto e del respiro, su processi autosuggestivi ed autoipnotici che in parte sono simili alle attività del Taoismo. La parola "Yoga" si trova nelle Upanishad, ma le sue attività sono citate già nei Veda. Esistono varie specie di Yoga che seguono metodi diversi, seppur analoghi, tutti comunque basati su due principi fondamentali: la meditazione ed il controllo del respiro. Lo Yoga è il presupposto per l'interiorizzazione del sacrificio su cui si fonda sia la teoria delle Upanishad che la pratica reale delle varie Darshana. Lo Yoga crede in un Dio supremo, regolatore del moto della Natura, di cui, però, non è creatore. Egli vigila sull'evoluzione di Prakriti, il cui scopo è quello di servire alla liberazione delle anime; Dio, pertanto, è coadiutore attivo della salvazione, una monade spirituale libera dall'eternità dei mali fondamentali dell'esistenza e dal karma, onnisciente e non creatore, che non interferisce sul processo cosmico. La liberazione non avviene solo per opera della conoscenza, ma richiede anche una disciplina pratica che mira alla quiescenza della mente; tale processo passa per tre vie: purgativa, intellettuale ed unitiva. Nel sistema yogico delle Upanishad si trovano sei Yogasutra, quelli superiori dal momento che non compaiono ancora Yama e Nya-ma. Qui lo Yoga è inteso come unificazione del molteplice con conseguente cessazione di tutte le forme di coscienza; in tal modo lo spirito unificato, attraverso il dotto della sushumna, si libera verso l'immortalità. Nel Mahabharata, lo Yoga assume la veste di un corpo dottrinale di regole, e subito dopo, il Moksha-dharma delinea i tre momenti del processo: preparazione morale, norme esteriori, esercizi scolastici. Attraverso il distacco delle sensazione del mondo esterno e la repressione del pensiero, si tende a giungere immediatamente alla percezione del Brahman; non si tratta, ovviamente di un salto, ma del passaggio attraverso un certo numero di sfere, sperimentando diversi fenomeni, ottenendo varie immagini. Assimilandosi alle sfere, esse vengono penetrate, e mediante il riassorbimento delle entità l'una nell'altra, si procede verso il Brahman (questo procedimento è caratteristico del sistema tantrico). Sono estremamente interessanti alcuni concetti: lo yoga è una disciplina tesa alla conquista della verità, essa permette di controllare l'irrequieto complesso delle forze psichiche, con lo yoga la coscienza si innalza dallo stato ordinario di veglia al più alto livello di consapevolezza, lo yoga permette di agire senza essere mossi dal desiderio del frutto il che porta al dominio di sé. Se si considera attentamente il significato di quanto sopra scritto, si capisce che lo yoga non è solo una via esoterica, ma anche un buon sistema per vivere in pace in questo mondo. Esistono vari tipi di yoga: Dominio dello Spirito - Jnanayoga, via della conoscenza della realtà mediante la quale l'uomo ascende a gradi sempre più alti dell'essere, dimenticando il proprio Io nella contemplazione dei principi universali della esistenza; - Karmayoga, via dell'azione compiuta disinteressatamente, per amore del dovere e di Dio, con sottomissione della volontà alle finalità da questi proposte; - Bhaktiyoga, via della devozione al Dio personale; - Rajayoga, Yoga Regale o principale, basato essenzialmente sulla meditazione. Questi tipi di yoga tendono a riunire l'anima individuale con il principio assoluto universale. Dominio del corpo - Hathayoga, lo Yoga violento, costituito da esercizi corporei che portano alla realizzazione di fenomeni fisiologici normalmente irrealizzabili; - Layayoga, o Yoga dell'assorbimento del citta, che può tendere anche alla dissoluzione del citta; - Tantrayoga, via pratica per l'esplorazione e la conquista di sé stesso; - Mantrayoga, o Yoga delle formule, caratterizzato da mormorii e ripetizioni prolungate delle sillabe sacre. Questi tipi di yoga tendono a convogliare le forze interne dell’organismo verso l'acquisizione di stati superiori di coscienza. Poiché non è possibile esaurire completamente l'argomento, rimandiamo chi volesse saperne di più alle pubblicazioni specializzate (esiste solo l'imbarazzo della scelta), mentre riteniamo, in conclusione, di dover fare cenno ad un certa affinità dello yoga con l'alchimia, dal momento che le due scienze operano sulla "materia vivente" per mutarne il regime ontologico, perseguendo la liberazione dalle leggi del tempo, la conquista della libertà e della beatitudine, il raggiungimento dell'immortalità. Sotto questo aspetto, l'identificazione dello Yogin con il Mago è possibile. Abbiamo già detto che lo yoga appare come "tecnica" nelle Upanishad, mentre i suoi esercizi, pur se non organizzati, sono già citati nei Veda (Esistono delle figure scolpite, risalenti almeno al III millennio a.C., dove si vedono dei personaggi seduti con la postura yoga). La sistematizzazione dello Yoga classico si ha con Patanjali, un autore così conosciuto che la sua datazione oscilla fra l'VIII sec. a.C. e l'VIII sec. d.C. ! L'opera di questo autore si chiama "Yogasutra" , 118 frasi nelle quali è contenuta, quasi sotto forma di aforismi, tutta la dottrina dello Yoga, con particolare riferimento al Rajayoga, la massima espressione dello Yoga a livello spirituale. Patanjali prevede per il praticante un itinerario ascetico che, dopo una fase preliminare, si muove in otto gradi fondamentali (anga = membra), suddivisi in anga indiretti (o esterni) ed anga diretti (o interni). Bahiranga (Anga indiretti) 1) YAMA (Proibizioni) : Ahimsa (non violenza), Satya (veridicità), Asteya (assenza di desiderio dei beni altrui), Brahmacarya (purezza), Aparigraha (rinuncia all'avidità); 2) NIYAMA (Discipline): Sauca (purificazione del corpo e dello spirito), Samtosha (serenità), Tapas (ascesi, o sforzo fisico), Svadhyaya (studio dei Veda), Ishvarapranidhana (abbandono di sé a Dio); 3) ASANA: Controllo delle posizioni e degli atteggiamenti del corpo; 4) PRANAYAMA: Ritmo e rallentamento progressivo del respiro; 5) PRATYAHARA: Distacco dai sensi ed emancipazione dell'attività sensoriale. Antaranga (Anga diretti) 1)DHARANA: Concentrazione del citta su un oggetto al fine di conoscerlo; 2) DHYANA : Meditazione yogica; 3) SAMADHI: Estasi, o contemplazione, o assorbimento mistico. I Bahiranga sono i preliminari della prassi yogica e servono ai principianti che desiderano pervenire al sovvertimento integrale dei normali modi di essere; gli Antaranga servono al samyama, ovvero al dominio dello spirito, in assoluta autonomia dagli stimoli del mondo e dal dinamismo subcosciente. Menzione a parte merita l' Hathayoga, una disciplina oggi molto sviluppata in occidente, fondata sui principi generali e di anatomia della medicina dell' Ayurveda. Le tecniche dell' Hathayoga si risolvono in sette acquisizioni: 1) Sodhana: purificazione dei canali del corpo; 2) Dridhata: stabilità; 3) Sthairya: immobilità; 4) Dhairya: impassibilità; 5) Laghava: leggerezza; 6) Pratyaksha: evidenza della gnosi; 7) Nirlipta: liberazione. In un certo senso, l' Hathayoga può essere considerato il terzo passo del Bahiranga, l' Asana. In questa forma di yoga, il corpo umano acquista una importanza mai raggiunta: esso viene omologato al cosmo e la vita psichica dell'individuo viene considerata come immagine di quella dell'universo. Lo yoga classico trascende lo Yogadarshana poiché non si limita a dirigere lo yogin verso la salvezza attraverso il padroneggiamento della persona intesa come unità psicofisica, ma indica anche una via esoterica quale componente integrativa. Da qui il diversificarsi di un gran numero di tecniche yogiche.[1]
Si ricorda che il Glossario completo de La Dottrina Segreta è consultabile al sito della Società Teosofica Italiana.